Malinconia di sinistra intitolava Walter Benjamin un suo breve saggio del 1937. Ce l’aveva con gli intellettuali di sinistra, tedeschi ed europei, degli anni ‘30, depressi e melanconici perché sopraffatti dalla “routine”, non più capaci di “provare disgusto”, oggi si direbbe di indignarsi; “radicali di sinistra” ridottisi a “creare, dal punto di vista politico, non partiti ma cricche”. La conclusione era senza appello: “questo radicalismo di sinistra è proprio precisamente quell’atteggiamento a cui non corrisponde più nessuna azione politica”.
Bettini è molto netto nell'analisi del voto del 4 marzo e nella valutazione della reazione del principale sconfitto, il PD. Parla di una autocritica inadeguata e di "divisioni che si acuiscono ancor di più in un quadro di complessiva irresponsabilità. Esse ormai riguardano le stesse prospettive di fondo del PD".
Rossana Rossanda sul Manifesto del 5 aprile ragiona delle elezioni del 4 marzo. La crisi della sinistra la pone nel tempo lungo, la vede come risultato terminale di un processo di autodissoluzione iniziato almeno dal 1989, dalla svolta di Occhetto.
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