"Illiberal order"


C'è un problema di democrazia. O meglio sempre più la democrazia è un problema. Per se stessa, prima che per i suoi nemici. Persino Massimo Franco e nientemeno che sul "Corriere della Sera" registra che "i cantori delle virtù di uno 'Stato illiberale' si stanno moltiplicando" e addirittura è in corso una "rinascita autoritaria" (e proprio in Europa).

Ma così a oltre 25 anni dalla fine del comunismo sovietico, quando sarebbe dovuta "finire la storia" e ci sarebbe stato l'avvento di una epoca di "noia democratica", secondo i vaticinii di Francis Fukuyama, riscontriamo oggi che la democrazia ha poco da annoiarsi, anzi deve stare attenta.
Analisti americani parlano ormai di "illiberal order" che sta definendosi, non in qualche remoto paese del Terzo Mondo, ma nel cuore della civilissima Europa (in Ungheria in primis, ma certo non solo lì visto che in Francia la Le Pen è ormai primo partito). E la crisi dei migranti c'entra poco, perché il fenomeno degenerativo risale a ben prima. C'è il serio pericolo, notano sempre gli americani, che venga messo in discussione lo stesso assetto dell'Occidente immaginato proprio dagli USA all'indomani della seconda guerra mondiale. Oggi è infatti in discussione l'Unione Europea, ma anche da esempio Schengen che coinvolge non solo paesi della UE e persino la Nato, visto che la Turchia di Erdogan sta appunto nella Nato ma costituisce un vero pericolo dal punto di vista democratico.
Il venir meno delle architetture del secondo dopoguerra lascia campo appunto all'"illiberal order" che significa un modello di 'democrazia autoritaria' che insidia l'Occidente paradossalmente proprio dopo che questo si era liberato del pericolo comunista.
Evidentemente non era solo un problema di URSS.
L'Occidente, che è sopravvissuto al comunismo, riuscirà a sopravvivere a se stesso?

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