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Visualizzazione dei post da agosto, 2016

Ontologia e libertà. Su Savinio

Scrivendo all'indomani della caduta del fascismo Alberto Savinio affermava: "Alla forma aristotelica dell'unità di tempo ho preferito la libertà di tempo e di spazio che Shakespeare -e il cinematografo- danno alle tragedia, ai drammi, alle commedie e alle farse della vita. Del resto c'è del 'fascismo' nell'unità aristotelica (ed è motivo di profonda tristezza per me il costante aristotelismo degli italiani, espresso soprattutto attraverso l'unità e l'accentramento mentale del cattolicesimo) e c'è del democratismo invece, c'è il senso felice della libertà nella forma 'a variazioni sceniche' di Shakespeare".

Movimenti, partiti, Occidente

Sosteneva Georg Lukacs in una conversazione del lontano 1967: "vorrei sottolineare la parola movimento: oggi mi sembra illusoria la la probabilità che entro breve tempo si formi, da qualche parte in Occidente, un partito socialista radicale. E' importante allora creare un movimento che ponga permanentemente queste questioni all'ordine del giorno e che mobiliti continuamente settori via via più ampi per la lotta contro la manipolazione", cioè contro lo sfruttamento, l'alienazione, l'ideologia, ecc.

Ancora su politica e partiti

Louis Althusser concludeva un suo libro del 1978 con la domanda: "che cos'è la politica?" E rispondeva: "il problema è che parlare di ciò che può essere la politica significa dare il proprio giudizio sul partito. Ora, che si fa sul partito, se non c'è la politica?" Politica e partito dunque si rimandano; se manca il partito manca la politica.

"Apoliticismo" e partiti

Scrive Gramsci nel Quaderno 14 (1932-1935): è un "carattere del popolo italiano" quello dell'"apoliticismo". Un carattere segnatamente delle masse popolari, perché invece l'élite fa sì politica ma in forma di "consorteria", di mere organizzazioni di interessi economici, personali, "corporativi".  A ben vedere si tratta di un doppio "apoliticismo", dal basso e dall'alto che rende il "pressapoco" una sorta di categoria della politica italiana: "il pressapoco dei programmi e delle ideologie".