La sinistra che serve

Domenica 18 alle 9,30 appuntamento al Teatro Brancaccio di Roma. L'occasione è l'iniziativa nazionale promossa da Anna Falcone e Tomaso Montanari per una possibile unificazione di tutte le forze di sinistra e democratiche mobilitatesi per la vittoria del "NO" al referendum costituzionale del dicembre scorso.
Giorni fa sul Manifesto è uscito un mio articolo che allego:



Giusto e politicamente tempestivo l’appello di Anna Falcone e Tomaso Montanari per una “nuova sinistra”.
I termini sono chiari: un soggetto politico che assuma per asse centrale la “lotta alla diseguaglianza”, vera “grande questione del nostro tempo”. La sinistra come “spazio politico nuovo”, capace di “rottura” con il vecchio centro-sinistra; “per troppi anni ci siamo sentiti dire che la partita si vinceva al centro”, da “una classe politica che si diceva di sinistra ed è andata al governo per realizzare politiche di destra”.
In questo senso l’appuntamento per il 18 giugno, lanciato dai promotori dell’appello, va segnato in agenda, perché costituirà il vero momento di lancio della nuova proposta politica di sinistra.
Un appello volto ad includere, ma a partire da alcune opzioni strategiche precise: nuova sinistra, alternativa rispetto alle politiche liberiste, centralità del lavoro, continuità con lo spirito democratico del 4 dicembre, superamento del vecchio centro-sinistra, radicamento sociale e insieme vocazione di governo.
Forze come Articolo 1 - MDP, che ha avuto il merito non solo di abbandonare il PD, ma di farlo in nome di una radicale alternativa politica e sociale, ma anche Sinistra Italiana, laddove dimostri di saper contemperare alternativa e responsabilità di governo, dovranno essere il fulcro dell’operazione politica che si va a costruire. Pisapia potrà essere della partita, ma nella chiarezza circa la responsabilità che viene dalla vittoria del “No” al referendum e circa i rapporti con il PD.
Ma poi conta soprattutto il vasto mondo della società e dei movimenti, quello spirito democratico che è stato davvero la grande scoperta del risultato referendario. Non solo un “no” a Renzi, ma una nuova, potente, giovane domanda di democrazia, partecipazione, decisione. L’Italia è un paese vivo, che chiede interpreti sensibili e intelligenti. Attenzione a non ripetere l’errore del referendum sull’acqua, che fu la vittoria di un giorno, perché poi le politiche liberiste e privatiste continuarono come prima e più di prima. La “nuova sinistra” è chiamata a raccogliere il senso profondo di una diffusa domanda di politica e di giustizia.
Un problema però dell’appello di Falcone e Montanari va segnalato: “Sinistra unita” non può essere un generico “spazio politico nuovo” tutto votato solo a realizzare “una sola lista” alle prossime elezioni politiche. Il politicismo uscito dalla porta rischia di rientrare dalla finestra. Riducendosi il discorso ad una mera lista elettorale, magari animata dalle migliori intenzioni, ma alla fine tesa soprattutto a superare la soglia di sbarramento.
La proposta politica e anche i suoi risvolti organizzativi sono decisivi proprio per la buona riuscita della lista unitaria di sinistra. Giustamente Asor Rosa ha rilanciato sul “Manifesto” la parola d’ordine della “Costituente della sinistra”. Partito-lista-coalizione sono parti integranti di un nuovo indispensabile progetto politico.

Anche qui si rischiano vecchi errori. Se non vogliamo una nuova Sinistra Arcobaleno, di certo non vogliamo neanche una nuova Italia Bene Comune, cioè la pura somma di sinistra moderata e sinistra radicale. In entrambi i casi si è visto come è finita. 

Commenti

Post popolari in questo blog

Malinconia di sinistra. Riflessioni sulle elezioni del 4 marzo

Bettini e l'autocritica

"Ponti non muri". Ban Ki-moon e i migranti