Contro la Terza Via

Che un socialista riformista come Giuliano Amato torni in termini assai critici sulla Terza Via già di Blair e di tutti i riformisti degli anni '90 è sintomatico.
Credevamo, dice Amato, che finito il comunismo il mercato potesse diventare l'unico fulcro e l'unico vangelo; ma presto ci accorgemmo che "la globalizzazione avrebbe portato ai nostri Paesi crescenti diseguaglianze e perdite di reddito, di patrimonio, di posti di lavoro".

Tanto più che "l'ipotesi della Terza Via era fondata sulla 'cetomedizzazione' dei ceti proletari" e invece in Occidente avvenne esattamente il contrario l'"impoverimento degli stessi ceti medi". Si era creduto allo slogan liberista del meno politica e più mercato, salvo poi capire, con colpevole ritardo, che in verità per favorire le politiche di sviluppo, per promuovere la ricerca e l'innovazione e per connetterle con l'apparato produttivo c'è ancora "bisogno di un intervento pubblico".
Non è che Amato giunga a conclusioni en positiv, forse inevitabilmente data la sua condizione di giudice costituzionale, certo è importante che un esponente significativo del riformismo di governo sia finalmente giunto al convincimento che "la Terza via per la sinistra sia stata un fallimento storico".

Commenti

Post popolari in questo blog

Malinconia di sinistra. Riflessioni sulle elezioni del 4 marzo

Bettini e l'autocritica

Rossanda e la crisi