A proposito di populismo

Ezio Mauro su Repubblica ragiona con Marco Revelli del populismo oggi dilagante nel mondo e in Italia. Nota che si tratta di una patologia della democrazia nella sua fase "senile" però, non riguarda infatti più solo gli "esclusi" ma ormai anche gli "inclusi" che scontano la rabbia per una "inclusione inconcludente" (se è vero che ormai in crisi non sono solo i poveri, ma anche settori sempre più estesi del ceto medio).
Il Parlamento non riesce ormai più a fare il suo mestiere che è quello di parlamentarizzare appunto la società, ma anche la rabbia, i bisogni che, in passato, trovavano organizzazione e risposta nei partiti prima e nella rappresentanza poi.
Populismo come crisi della democrazia questo significa dunque precisamente: inceppamento della rappresentanza e delle risposte alla società.
Se la società rimane senza ascolto e senza riconoscimento resta la "politica primordiale", la politica immediata, cioè l'antipolitica, il populismo appunto.
La conclusione è impegnativa: "è un vuoto che riguarda soprattutto la sinistra, assimilata ad un pensiero unico che non prevede un'obiezione culturale", ma soprattutto oggi non prevede più un'alternativa economica, sociale, politica. 

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