Classe dirigente

Furio Colombo trattando di un libro su Adriano Olivetti e in dialogo con Corrado Stajano si è recentemente interrogato sulla crisi della classe dirigente italiana. Quella di ieri e quella di oggi.
La differenza non è che quella di prima era buona e quella di oggi è pessima, perché questa è una constatazione tautologica che non aiuta a capire e a reagire.

Colombo contestualizza giustamente il discorso, notando che la vera ragione della crisi in corso si situa fra gli anni '90 e la svolta di millennio; parla di un "trauma profondo" che ha spaccato il corso storico e individua due elementi effettivamente dirimenti.
In primo luogo "l'inizio di una nuova lotta di classe. E' la lunga lotta contro il lavoro, a cui bisogna togliere, verso la fine del secolo scorso, tutto ciò che il lavoro aveva conquistato per decenni, dalle cure mediche all'orario di lavoro. Tutto vuol dire tutto e la lotta accanita per strappare dignità al lavoro è in corso ed è programmatica, non conseguenza fatale di cambio dei tempi o di risorse stranamente finite".
L'analisi di Colombo è assai acuta. La crisi della sinistra, la sua scomparsa è responsabile (prima che conseguenza) di una capitolazione culturale e politica all'attacco "programmatico" del capitale contro il lavoro. Aver rinunciato a difendere la "centralità" e la "dignità" del lavoro, togliendogli ogni forma autonoma di organizzazione e proposta, è la ragione vera, esaustiva della crisi. Della sinistra, ma direi della democrazia in quanto tale. Perché ha significato meno rappresentanza, meno partecipazione, meno giustizia, meno eguaglianza.
Naturalmente non solo per i lavoratori, ma per uomini e donne tutti.
La seconda faglia di crisi è infatti individuata da Colombo nella questione planetaria dei migranti. Il fatto che sia sostanzialmente venuta meno ogni forma adeguata di solidarietà con migliaia di persone che sfuggono da guerre e povertà, che per altro l'Occidente stesso ha determinato nel corso degli ultimi 100 anni almeno. E di cui è bene assuma oggi la responsabilità e paghi il conto. 
Recuperare il senso del lavoro e della solidarietà con chi soffre deve tornare ad essere, conclude Colombo, l'orizzonte di chi ancora vuole un futuro di civiltà e non di barbarie.
  

Commenti

Post popolari in questo blog

Malinconia di sinistra. Riflessioni sulle elezioni del 4 marzo

Bettini e l'autocritica

Rossanda e la crisi