"Ponti non muri". Ban Ki-moon e i migranti

Ban Ki-moon anticipando i temi del vertice ONU di Istambul del 23-24 maggio, si è trattenuto sulla questione dei "movimenti di massa di rifugiati e migranti". Dice che le persone costrette ad abbandare le loro case, nazioni e spesso continenti sono oggi nel "numero più alto che in qualunque altro periodo storico". Circa 300 milioni di esseri umani si sono spostati, praticamente insieme, negli ultimi anni. Una crisi di numeri che evidenzia una "crisi di solidarietà", visto che l'Occidente fa fatica ad accogliere. Tanto che come sottolinea il Segretario Generale in verità "quasi il 90% dei rifugiati del mondo è ospitato in paesi in via di sviluppo", quindi non nel ricco e restio Occidente.
L'ONU è impegnata a sviluppare non solo l'accoglienza ma anche l'integrazione dei migranti, il che implica condivisione e solidarietà. In questo senso le Nazioni Uniti sono intenzionate a pretendere il rispetto della Convenzione sui rifugiati del 1951 che troppi stati occidentali disattendono.
Anche per questo occorre costruire "ponti non muri".
"I paesi di prima destinazione dei rifugiati non devono essere abbandonati a se stessi nella valutazione delle richieste" dice anche Ban Ki-moon e questo è un discorso che riguarda direttamente l'Italia e di conseguenza l'Europa. Occorre poi definire percorsi legali di transito dei migranti, proprio per stroncare le vie illegali e pericolose e dunque i trafficanti di esseri umani.
Assai discutibile appare invece la scelta di svolgere il "Summit umanitario" a Istanbul, legittimando così uno stato turco la cui presidenza ha represso i moti popolari di protesta, perseguita la libera stampa, reprime i propri concittadini curdi e appoggia l'Isis in Siria. Anche questo un problema grave per la comunità internazionale.

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