Il welfare come "investimento sociale"

L'economista inglese Lain Begg ha approfondito in modo interessante il tema della crisi del welfare State.
Intanto il welfare è stata una grande conquista sociale del XX secolo. Il punto è se oggi in una fase di grave e perdurante crisi economica mondiale quella grande conquista sociale e civile può ancora essere difesa.

La Merkel ad esempio sostiene che il sistema di welfare è ormai insostenibile; il ragionamento della destra è: il welfare si finanzia con le tasse di lavoratori e imprese, il che rende proprio lavoro e capitale più costosi nei paesi di "generous welfare". Di conseguenza l'esplosione del debito pubblico sarebbe proprio colpa del welfare, a cui si aggiungerebbe il fatto che di norma i politici per paura di perdere voti con aumenti di tasse preferiscono finanziarsi in debito aumentando la crisi del sistema.
Il dramma è che così viene tagliato il welfare proprio in un'epoca in cui masse sempre maggiori ne hanno invece bisogno (aumento dei pensionati, nuovi immigrati ecc.).
Begg fa alcune opportune precisazioni: a) il welfare è generalista e quindi democratico per definizione; b) garantisce la redistribuzione per cui oltre che democratico è giusto; c) serve ad aumentare quegli investimenti sociali che migliorano la qualità della vita dei singoli e della società.
Si tratta dunque di riprendere a dire  che i costi del welfare aumentano in verità la ricchezza di un paese, ne aumentano la competitività sui mercati, ma anche la produttività e i posti di lavoro.
L''investimento sociale' del welfare è un fattore produttivo.

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