Deutschland oder Europa 2)

Anche Gian Enrico Rusconi, grande esperto di cose tedesche ed europee, si intrattiene sulla crisi innestata dall'Austria al confine del Brennero e che coinvolge evidentemente l'intero impianto dell'Unione europea oltre che specificamente il mondo tedesco.

Il Trattato di Schengen, nota Rusconi, era stato uno dei simboli della nuova Europa dei diritti e della libera circolazione delle persone (oltre che dei capitali e del lavoro). La scelta dell'Austria di costruire una barriera in un confine storicamente sensibile come quello del Brennero è sicuramente un colpo a Schengen e all'intero progetto europeista. Indebolisce infatti il potere e l'autorevolezza della Commissione Europea che particolarmente dopo la crisi dei migranti non riesce a difendere i suoi principi e i suoi valori. A cominciare da quelli capitali presupposti da Schengen.
"Che farà la Germania?" si domanda preoccupato Rusconi. La Germania è infatti pressata da una parte da un convinto spirito umanitario che porta ad accogliere i profughi, segnatamente quelli che sfuggono dalla guerra in Siria, dall'altra dall'interesse che la linea dura dell'Austria permetta di limitare l'afflusso dei migranti.
In verità si tratta di come si affronta un problema immane come quello della migrazione di milioni ormai di esseri umani dal sud ed est del mondo. Problema non della Germania o dell'Italia, ma dell'Europa, del mondo civile.
Maria Romana De Gasperi si rifà proprio alla migliore tradizione civile e umanitaria dell'Europa. Ricorda che le "micro imprese" di solidarietà delle organizzazioni non governative operanti nei paesi di partenza dei migranti non è più sufficiente ad arginare il fenomeno.
Ci vogliono piani di grande portata e lungimiranza. Ricorda il "Fondo fiduciario UE" recentemente istituito da Juncker e condiviso dai 28 paesi dell'UE e da molti stati africani. L'obiettivo è costruire sul posto intanto situazioni di pace e poi condizioni di sviluppo "per fermare un arrivo senza fine di gente disperata".
La De Gasperi propone una riedizione aggiornata del Piano Marshall, unico vero antemurale ad un problema che, altrimenti, "ha in sé la tragedia di un terzo conflitto mondiale".

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