La sfida della tecnologia

Paul Mason, giornalista scientifico, lavora da anni sul "postcapitalismo" come epoca dello sviluppo scientifico e tecnologico più estremo e della società dei media, della connessione universale, dei robot. L'ulteriorità rispetto al capitalismo sarebbe data dal fatto che questo per sua natura "si basa su risorse scarse", mentre "l'informazione è una risorsa abbondante", tutti possono produrla, ricrearla, accedervi, diffonderla.
Per il futuro, sostiene Mason, "la società non si baserà su capitale e lavoro ma su energia e risorse: il postcapitalismo è un'utopia socialista in salsa tecno". Addirittura. Anche i robot, se anche cancelleranno molti lavori, pure saranno utili per liberare il nostro tempo, liberandoci in primis dalla fatica e dai lavori più degradanti.
In questo senso "tecnologia può significare conoscenza diffusa ed equità".
E' vero che i grandi monopoli (da quelli televisivi a corporations come Google e Internet) cercano di resistere e far comunque pagare un prezzo all'informazione e dunque lucrare profitti, ma  l'abbondanza e la gratuità, secondo Mason, avranno la meglio.
Certo in una lunga fase di transizione il ruolo dello Stato e della politica sarà ancora importante, per "rompere le asimmetrie che consentono i monopoli, primo fra tutti quello dell'informazione".
Anche per Noam Chomsky i robot in verità possono aprire spazi di liberazione, dal lavoro, dalla fatica, dal bisogno. I lavoratori sostituiti dai robot andrebbero riqualificati, posti al servizio di nuove ricerche, nuove scoperte, nuova qualità del lavoro e della vita.
Certo la tecnologia non deve essere in mano di pochi, che così si rischiano nuove forme di totalitarismo, occorre invece "una svolta tecnologica democratica", dove "più conoscenza uguale più uguaglianza". La tecnologia è ad un bivio e il nostro futuro con essa. La scelta come sempre in questi casi è politica. Chi vince e chi perde. Chi ha più forza, chi meno. Chi impone una egemonia, chi un'altra.

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