Heidegger e il nazismo

Nuova puntata della storia infinita della discussione su Heidegger e il nazismo.
Il curatore Francesco Alfieri annuncia l'uscita per Morcelliana di un libro su Heidegger e i Quaderni neri. La tesi di fondo pare di capire è che Heidegger sarebbe 'innocente' rispetto all'accusa di connivenza con il nazismo. Alfieri parla di "strumentalizzazione" dei Quaderni Neri in funzione di denigrazione di Heidegger e rivendica la necessità "di tornare ai testi".

Ora a parte che questa è una ovvietà e che tutti i critici di Heidegger non fanno che partire dai testi 8si pensi solo a Faye), a cominciare dalla famigerata prolusione per il Rettorato, ma sono gli argomenti usati a difesa nella intervista ad Alfieri che non convincono. Viene infatti citato un passo di una lettera inedita di Heidegger in cui questi afferma di non aver potuto prendere posizione pubblica contro il nazismo perché questo avrebbe significato riconoscerlo, dargli i crismi della "irrinunciabilità" storico-epocale. Si tratta di ben poca cosa. Di ben misero argomento a discolpa.
Bisognerà leggere il libro annunciato da Alfieri.
Ma possiamo in tutta sicurezza anticipare che il tentativo di sganciare Heidegger dal nazismo è un tentaivo ben disperato. Il rapporto era infatti intimo, originario, elettivo. Di più: senza la filosfia di Heidegger non ci sarebbe stato il nazismo.
Non è Heidegger ad essere nazista, ma il nazismo ad essere heideggeriano.
Il fondatore del nazismo non è Hitler è Heidegger.
La sua ontologia, ipostatizzando l'essere e cercando di togliere ogni spazio alla dialettica, cancella la possibilità stessa della politica, della differenza, del conflitto, di riconoscere l'Altro come avversario e non come il Nemico. L'antimomia Amico-Nemico di Schmitt, come dottrina della nemicizia assoluta e dunque della necessaria eliminazione anche fisica del Nemico, ha la sua ragione ultima nella filosofia di Heidegger.
L'Ebreo è l'Assolutamente Altro, che va annullato.
Senza Heidegger, niente Auschwiz.

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