Ancora Berlinguer

Biagio De Giovanni ha pubblicato sull'Unità un lungo saggio su Enrico Berlnguer, dicendo per altro di voler aprire l'ennesimo "dibattito" sul comunista sardo.
De Giovanni sostiene che Berlinguer aveva una concezione particolare dei processi di democratizzazione, divisava una "ultra-democrazia degli eguali" che andasse oltre sia la "democrazia liberale", sia le "democrazie" socialiste dell'Est. D'altra parte, in continuità con la strategia di Togliatti, era ossessionato dalla "questione cattolica", dunque dalla ricerca di un "compromesso" che per altro mai si decise fra il partire "dal basso" con i movimenti cattolici di base e il puro e semplice accordo con la DC di Moro e Andreotti.
Che dunque il "compromesso storico" mancasse di "prospettiva strategica" come scrive De Giovanni non direi proprio; ne aveva semmai troppa, rifacendosi addirittura all'esperienza dei governi "tripartiti" dell'immediato dopoguerra, non a caso citati espressamente da Berlinguer al momento del lancio del "compromesso storico". Di certo questa politica si fondò sulla ripresa del modello DC-PCI del periodo costituente, il golpe in Cile fu solo un pretesto.
Giuste le critiche finali rivolte da De Giovanni al PD visto come la semplice "sintesi di due culture sconfitte" appunto quella comunista e democristiana, promossa per altro "da parte degli stessi uomini che di questa sconfitta erano stati protagonisti", cioè in sostanza i vari Occhetto-D'Alema-Veltroni-Bersani.
Sicuramente bisogna superare e dimenticare Berlinguer se si vuole rifondare la sinistra, ma certo non si può nenanche avere la fiducia di De Giovanni verso Renzi che trapela nell'ultima parte dell'articolo.  

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